giovedì 27 marzo 2008

A quali condizioni accetteresti un inceneritore di rifiuti a Bellolampo?

A quali condizioni potresti accettare la costruzione di un inceneritore di rifiuti solidi urbani su Montecuccio in località Bellolampo di Palermo?
Al piacere di leggerti,

Andrea

5 commenti:

DM70 ha detto...

Spero che l'incerenitore a Palermo si faccia.
Vienna ne ha uno al centro della città, perchè non dovrebbe averlo Palermo? La germania è piena!
Ormai gli inceneritori sono di altissimo livello tecnologico e produco pochissima diossina (un cassonetto che brucia produce in poche ore la stessa quantità di diossina prodotta da un inceneritore in un anno!!!)

Si all'inceneritore, ma si anche alla raccolta differenziata porta a porta!

zouzebi2 ha detto...

intanto dovremmo rifiutare i contenitori di plastica per ogni alimento o altro, meno plastica in giro = diminuire anche di poco la nostra dipendenza petrolifera e minor inquinamento. Diffondiamo le vecchie e sagge culture: es. il fazzoletto pulisce le orecchie meglio del cottonfiock senza far male e senza inquinare! e poi piuttosto dell'inceneritore costruiamo una grande centrale di differenziazione dei rifiuti per riciclarli tutti o quasi (la città di Tunisi lo faceva già nel 1950!)

joblack ha detto...

Prima dell'incenerito desidero vedere una raccolta differenziata al 70%.

Poi si può pensare a qualcosa del genere!

Frank ha detto...

Accetto senza condizioni! E' meglio che morire di cancro per tutti i rifiuti tossici nelle discariche abusive gestite dalla mafia nell'entroterra siciliano.
Che si costruiscano subito e, nel frattempo, si dia finalmente seriamente inizio alla raccolta differenziata. Considerando i tempi tecnici della costruzione dei termovalorizzatori ritengo sia utopistico posticiparla alla raccolta differenziata.

Pippo La Barba ha detto...

L'inceniritore lo vedo come il male minore perchè con le innovazioni tecnologiche i rischi per l'ambiente son davvero minimi.
L'alternativa radicale sarebbe il compostaggio, ma richiede tempi lunghi e una rivoluzione culturale che non è alle porte.