giovedì 26 febbraio 2009

Cosa ci insegnano le Elezioni Regionali in Sardegna

C’è una lettura macroscopica del dato delle Elezioni Regionali in Sardegna, che è il seguente:
Ugo Cappellacci 51,90% Liste collegate 56,71%
Renato Soru 42,89% Liste collegate 38,62%
Vittoria a mani basse del Centrodestra e del suo Candidato alla Presidenza della Regione. Amen!
Ma se si vanno a prendere le percentuali dei due Partiti protagonisti della cosiddetta “vocazione maggioritaria” e si confrontano con i risultati delle Politiche 2008, i conti cominciano a non tornare:
Regionali 2009 Politiche 2008 Differenza
Pdl 30,53% 42,40 11,87%
Pd 24,42% 36,20 11,78%
Intanto mentre nel 2008 Pdl e Pd insieme avevano un 78,60% del consenso, oggi rappresentano appena il 54,95%.
Ancora si vede chiaramente che a perdere non è stato solo il Pd, ma nella stessa misura anche il Pdl.
Dove sono finiti tutti questi voti?
Il 9,37% se li è presi l’Udc, che probabilmente ha messo a frutto il fatto di essere ormai l’unico partito a dichiararsi di ispirazione cattolica ed anche il suo peculiare radicamento in Sardegna.
L’Idv di Di Pietro ha raccolto il 5,20% con una leggera crescita rispetto al 4,00% delle Politiche 2008.
I cespugli della sinistra insieme raccolgono l’8,99%, quasi quanto l’Udc.
I Riformatori, assieme all’Uds-Psi, a destra mettono insieme ben il 10,31%.
Infine c’è la tradizionale area autonomista sarda, in queste elezioni presentasi frammentata e composta da Psd’A, MPA e dalle due liste indipendentiste di Gavino Sale e Gianfranco Sollai: quest’area oggi rappresenta l’8,97%.
A voler essere precisi, per completare il quadro c’è ancora la lista socialista di Peppino Balia con il 2,14%.
Da questa più accurata analisi risulta evidente che alle elezioni regionali della Sardegna dal punto di vista politico il vero sconfitto è stato il bipartitismo fondato sulla coppia Pdl-Pd, di fronte alla constatazione che fuori da questo duopolio resta ben il 45% dell’elettorato!
Letti così, i risultati elettorali sardi indicano che c’è un’insufficienza dei due maggiori partiti nazionali e, se si vuole, anche una sofferenza di larghe fasce elettorali nei loro confronti.
È pur vero che questi risultati non hanno valenza nazionale, ma solo locale. Ma se fossero sintomatici del sentire politico nazionale, ci troveremmo in un bel pasticcio, perché al di là dei sondaggi che dicono gli italiani favorevoli agli sbarramenti (ma bisognerebbe capire bene che cosa è stato chiesto nel sondaggio…) e al di là anche alla volontà della diade Pdl-Pd di legittimarsi a vicenda il duopolio del potere, in effetti la Nazione non è pronta ad una gestione bipartitica di tipo anglosassone.
Questa situazione poi nell’area del Pd è tragicamente aggravata dalle dimissioni del Segretario Veltroni e dal verosimile ritorno indietro sulla veltroniana “vocazione maggioritaria”, che ha portato la sinistra italiana alla sconfitta e alla depressione permanente.
Nel frattempo, però, il Pd ha promosso ed ottenuto… (sic!) lo sbarramento anche alle Elezioni Europee e adesso si trova ad andare alla prossima tornata elettorale con una legge che ha voluto, ma che già non corrisponde più alla sua nuova linea politica!
Mai una conduzione partitica è stata così squinternata e scriteriata come quella del Pd e di Veltroni, che ad oggi è stato il miglior alleato che Berlusconi abbia potuto avere!
Speriamo bene per l’Italia!

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