domenica 13 luglio 2008

La Carfagna e la via italiana al femminismo

La vicenda di Mara Carfagna, ministra delle “Pari Opportunità”, la dice lunga sullo stato di salute del movimento femminista in Italia.
È possibile che, con il fiume di fango che in questa circostanza sta scivolando sulla politica italiana, sia a destra che a sinistra l’unica levata di scudi a favore della Carfagna è sulla violazione della “privacy” e non sulla esistenza o meno dei fatti venuti alla ribalta della cronaca, rosa o politica che sia?
È perchè in questo dibattito non si sono fatte sentire le voci del femminismo italiano?
Conoscendone le prese di posizione del recente passato, l’unico silenzio assordante è quello di Veronica Lario, attuale consorte di Berlusconi. Ma l’assenza di tutte le altre voci femminili, sia nell’ambito politico che nell’ambito culturale, è assolutamente inspiegabile!
Può essere che non si alzi una voce a difesa della dignità femminile in sé, e della Carfagna se si vuole, di tono diverso dalla stereotipata accusa nei confronti della pubblicazione di colloqui privati?
Che fine hanno fatto i movimenti femministi italiani?
E queste pari opportunità sono veramente tali per le donne italiane?
Anche a sinistra, dove il PD ha imbottito di presenze femminili gli organismi di partito, non è cambiato nulla nell’indicazione delle linee politiche: infatti, anche la rappresentanza femminile politica è stata lottizzata dal gruppo dirigente, nel cui ambito le poche donne, che godono di considerazione, in buona sostanza si comportano allo stesso modo e con gli stessi criteri dei loro colleghi uomini.
E anche gli “enti morali”, che tanta voce hanno nella formazione della pubblica opinione italiana, dove sono, con chi stanno?
Spero che almeno questa vicenda, così eclatante, scuota dal torpore l’opinione pubblica italiana e che, almeno su questo BLOG, sia aperta una riflessione seria su queste vicende.

Andrea Volpe

giovedì 10 luglio 2008

È giusto concedere l''impunità a Berlusconi?

Si, mentre la "sinistra-bene" si strappa i capelli per le improvvide esternazioni di due comici, come Beppe Grillo e Sabina Guzzanti, Berlusconi e i suoi alleati, Fini e Bossi, perpetrano la più tragica operazione legislativa con valore retroattivo che un Parlamento abbia potuto mai immaginare: dare in 48 ore l'impunità a Berlusconi per crimini pregressi assolutamente estranei al ruolo politico attualmente ricoperto.
E così una sciocca nefandezza di due comici viene abilmente strumentalizzata per coprire una brutale e irreversibile nefandezza, quale è quella di demolire lo stato di diritto in Italia.
Io penso che questa sinistra deve smettere di litigare e cominciare a raccogliere subito le firme per abolire questa legge assurda, che non esiste in nessun altra nazione (l'affermazione che questa legge sia presente in Francia è una mistificazione, perchè la norma francese è diversa!).
Mi pare che un'opposizione efficace e vincente sia l'ultima possibilità di riscatto del Partito Democratico e di Veltroni, che finora hanno collezionato solo sonore sconfitte.
Speriamo bene per l'Italia,

Andrea Volpe

martedì 8 luglio 2008

Possono stare insieme Berlusconi, attricette e baciamano a Benedetto XVI?

Anche se le raccomandazioni di attricette da parte del Presidente del Consiglio Berlusconi al direttore di RAI Fiction saranno giudicate non perseguibili penalmente, sono tuttavia un indicatore scandaloso della cafonaggine con la quale vengono trattate le istituzioni della Repubblica Italiana e soprattutto esprimono l'immoralità estrema dei nostri massimi esponenti di governo.
Su questo, io penso, che le autorità ecclesiastiche, avvezze ad intervenire su tutto, dovrebbero esprimersi ed invitare Berlusconi a mostrare, almeno pubblicamente, un poco di decenza, piuttosto che riceversi il "baciamano" da parte di colui, che al pari dei "divorziati risposati comuni", dovrebbe essere considerato un pubblico peccatore (!?!), tanto più che, nel suo caso specifico, è palese l'aggravante di pratica manifesta di atti di libertinaggio.
No, secondo me la tratta delle attricette e il baciamano a Benedetto XVI non possono stare inieme!

Andrea Volpe

venerdì 4 luglio 2008

Secondo voi un politico ha diritto alla privacy?

Mi dichiaro subito ed affermo che se una persona decide di mettersi a servizio del proprio paese, entrando in politica, deve rinunciare alla sua privacy: sarebbe un piccolo sacrificio, che, però, permetterebbe ai cittadini di conoscere veramente chi si è preso l'onere di guidarli e che al politico di essere abbondantemente ricompensato dalle grandi soddisfazioni che otterebbe dall'essere a servizio della collettività!
Se, invece, come accade oggi, i primi a difendere la privacy sono i politici, allora c'è da pensare che c'è "puzza di bruciato".
Faccio l'esempio attualissimo di Berlusconi, che pare stia ordinando di mandare al macero alcune intercettazioni che riguardano intimità tra lui ed una giovane ministra del suo attuale governo.
A me pare che il diritto alla privacy agitato da Berlusconi sia una presa per i fondelli degli italiani, che così pensano di salvaguardare se stessi [che da brave persone non hanno nulla da nascondere], mentre indecorosamente copre le indegnità di un personaggio politico pubblico!
Nelle intercettazioni telefoniche tra Berlusconi e Saccà, già oggi di pobblico dominio, si intuisce facilmente che Saccà procurasse le attricette a Silvio!
Ma questo potrebbe passare come privacy, e quindi non soggetto a divulgazione, se, però, Berlusconi, da Presidente del Consiglio, non andasse poi a baciare la mano e a dialogare affettuosamente con Benedetto XVI [che, invece, su questi aspetti è pronto a condannare gli stessi cittadini che si sentono protetti dalla privacy berlusconiana!], non chiedesse alla Chiesa di ammettere alla comunione gli sposati divorziati e risposati, come lui, e se, soprattutto, non si vantasse di non essere fedele con le fidanzate....nello stesso luogo dove aveva chiesto, un attimo prima, di essere ammesso alla comunione con il Corpo di Cristo!
No, la moralità di un politico non può essere un suo personale fatto privato coperto dalla privacy!
Spero che le coscienze di tante brave persone vengano finalmente scosse e che l'inganno permanente operato da Berlusconi nei loro confronti venga sventato.
Chiedo, ancora una volta, di ricevere pareri e riflessioni su questi argomenti, che a me appaiono fondamentali.

Andrea Volpe

giovedì 3 luglio 2008

Partecipare o non partecipare alla manifestazione dell'8 luglio a Roma contro le "leggi ad hoc" pro Berlusconi?

Sta dilagando una sorta di tendenza pseudoculturale, a ragione della quale non bisogna inseguire Berlusconi, per evitare un certo cosiddetto giustizialismo.
In quest'ottica Veltroni fa il soft sui soliti colpi di mano di Berlusconi sulla giustizia e sui suoi interminabili interessi privati nell'amministrazione pubblica!
Mi pare che anche questa posizione del Partito Democratico sia il prodotto esclusivo dello stato confusionale in cui versa l'alta dirigenza di questo partito.
Io sono per partecipare alla manifestazione dell'8 luglio e per organizzare anche quella di ottobre prossimo a cura di Veltroni e del Partito Democratico!
Quello che non si capisce è che rischiamo di essere veramente agli sgoccioli della democrazia in Italia.
Speriamo bene per il futuro e soprattutto in una salvifica ispirazione di qualche mente illuminata, come Andrea Camilleri e Umberto Eco, che al momento mi pare riescono ancora ad interpretare il sentimento di smarrimento della Nazione.
Nello specifico, così si è espresso Umberto Eco in una lettera indirizzata a Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais, Pancho Pardi, promotori della manifestazione dell'8 luglio in Piazza Navona:

Cari Amici,

mentre esprimo la mia solidarietà per la vostra manifestazione, vorrei che essa servisse a ricordare a tutti due punti che si è sovente tentati di dimenticare:
1) Democrazia non significa che la maggioranza ha ragione. Significa che la maggioranza ha il diritto di governare.
2) Democrazia non significa pertanto che la minoranza ha torto. Significa che, mentre rispetta il governo della maggioranza, essa si esprime a voce alta ogni volta che pensa che la maggioranza abbia torto (o addirittura faccia cose contrarie alla legge, alla morale e ai principi stessi della democrazia), e deve farlo sempre e con la massima energia perché questo è il mandato che ha ricevuto dai cittadini. Quando la maggioranza sostiene di aver sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la democrazia.

Umberto Eco


Ecco, io mi ritrovo perfettamente in questa breve, ma intensa riflessione, e non riesco a capire la sordità di molti, non solo di sinistra!

Se possibile mi piacerebbe ricevere le vostre riflessioni in merito.


Andrea Volpe