domenica 28 dicembre 2008

Può l'ecumenismo iniziare dal Santo Sepolcro?

Alcune settimane orsono sono circolate in TV delle angoscianti riprese, che mostravano religiosi di differenti confessioni cristiane malmenarsi di brutto, utilizzando come armi, oltre le nude mani, anche gli oggetti sacri presenti dentro l’area del Santo Sepolcro in Gerusalemme.
Anch’io nel luglio di quest'anno ho visitato il Santo Sepolcro e la scena della rissa furibonda tra religiosi, divulgata dai mass media, mi ha riportato alla memoria un’altra scena, che mi è rimasta come un pugno conficcato nello stomaco.
Mi riferisco al dato di fatto che proprio dentro la Basilica, che ha spazi ovviamente limitati perchè densamente occupati da tutte le memorie che vi si celebrano, si trova un'ampia area che dovrebbe essere dedicata al sollievo dei tantissimi e stanchi pellegrini, che arrivano al Santo Sepolcro: in parole povere si tratta di un ampio spazio con bagni e lavelli, che invece di essere dedicata al decoro e alla decenza dei pellegrini, è tenuta in condizioni di inagibilità totale. Infatti, le porte dei bagni sono scardinate, i lavelli asportati e antichi rubinetti sversano direttamente su un bel pavimento marmoreo, la pulizia è inesistente e l'odore è nauseabondo: il tutto nel bel mezzo dello storico edificio che custodisce il Santo Sepolcro!
Un francescano del luogo ci ha fatto notare che non è possibile intervenire in alcun modo, perchè la consuetudine di Terra Santa permetterebbe a chi ripara e cura un qualche luogo sacro, di accampare poi su di esso anche una sorta di diritto di proprietà! Giacché il Santo Sepolcro è “con – custodito” da tante diverse Chiese cristiane, non è possibile far nulla, perchè ogni confessione impedisce all'altra di fare qualcosa.
E così, quello che non hanno fatto i legionari romani, che si sono rifiutati di tagliare la tunica del Cristo per dividersela (Gv 19,23-24), episodio che nel messaggio evangelico significa l'unità della Chiesa di Cristo, sono riusciti a farlo le diverse confessioni cristiane!
Io non so chi ha la potestà di intervenire, però ritengo che il Vaticano, che non è solo un'autorità morale, ma anche economica e politica, potrebbe e dovrebbe intraprendere un'azione ecumenica specifica per il Santo Sepolcro e cercare di portare alla ragione alcune decine di scalmanati monaci di diverse confessioni cristiane!
E' ragionevole che la Curia Romana si occupi di tutto quello che succede in Italia e nel mondo e non si occupi della buona custodia dei Luoghi Santi?
Sua Santità Benedetto XVI, del quale è stato annunciato un pellegrinaggio in Terra Santa, voglia, assieme agli altri capi delle diverse confessioni cristiane, spendersi anche per il decoro ed il rispetto dei luoghi di Terra Santa: lo dico veramente con accorata, deferente e, soprattutto, fiduciosa intenzione!
Da dove deve iniziare l'azione ecumenica delle Chiese cristiane, se non dal Santo Sepolcro?
Con speranza,

Andrea Volpe

martedì 16 dicembre 2008

Politica, mafia, malcostume e sanità

Nella stampa dei giorni scorsi sono circolate dichiarazioni contro l’Assessore Regionale alla Sanità Massimo Russo, considerato reo di avvertire l’opera di mafia e clientelismo nel sistema sanitario della nostra Isola. Gli appunti sono pervenuti da parte di alcuni politici, come Vizzini e Caputo, ed hanno il seguente tono: «Se l'Assessore Russo sa i nomi, perchè non li fa»!
Certo non è meritevole per questi politici che io adesso mi trovi costretto a ricordare che in Sicilia la mafia spesso si respira, come un diffuso gas tossico, ma è cosa veramente complicata e difficile riconoscere dove quest’aria insalubre venga prodotta e inquinata.
Per questo, sarebbe compito della politica non colpevolizzare chi si sente soffocato da quest'aria pestifera, ma adoperarsi perchè arrivino correnti fresche e pulite che possano spazzare via tutto ciò che c'è di compromesso e stantìo nella politica siciliana!
Ben altro, mi pare, dovrebbe essere l'atteggiamento da tenere.
I materiali di consumo acquistati in emergenza a prezzi esorbitanti dalle strutture sanitarie, perchè chi è addetto al servizio di espletare le gare non fa il suo dovere, l'endemica disorganizzazione delle strutture sanitarie pubbliche, la dissonanza tra personale inutilizzato e personale sovraccarico di lavoro, il privilegio di personale sanitario assunto e protetto dal potente politico di turno e la consequenziale sperequazione di trattamento, assieme a tanti altri costituiscono fatti che sono sotto gli occhi di tutti!
Di questo dovrebbero occuparsi i politici e, di conseguenza, adoperarsi affinché un assessore di buona volontà possa operare proficuamente!
E questo appello ai politici non può essere differenziato tra politici di sinistra e politici di destra, ma è un appello che va indirizzato indistintamente a tutti, perchè tutti in questo campo hanno qualcosa da farsi perdonare!
E a qualunque politico, di destra o di sinistra, che si opponga a questa rifondazione del servizio sanitario regionale, è addebitabile la volontà sospetta di voler mantenere lo "status quo".
Questo è il tipico caso in cui il farsi indietro dei politici di sinistra, solo perchè opposizione, sarebbe la dichiarazione esplicita di connivenza con ciò che c'è di più oscuro ed inquietante nella politica malata della nostra Isola.
Qualcuno, sia a destra che a sinistra, l'ha capito.
Speriamo che i rigurgiti di politici, come quelli sopra segnalati, siano sempre più rari e marginali e si possa procedere realmente sulla via del progresso e del risanamento etico e culturale delle nostre istituzioni.

Andrea Volpe

giovedì 6 novembre 2008

Obama è nero o afroamericano?

Obama è nero o afroamericano?
La domanda non è mia, ma l’ha posta Bruno Vespa, quando la notte del 4 novembre ha seguito lo spoglio per l’elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America.
Vespa ha dopo risolto la questione nella direzione di considerare Obama afroamericano, se ho ben capito, per ragioni di antirazzismo.
Anch’io concordo con quanti affermano che con il 4 novembre 2008 è arrivato alla Casa Bianca l’afroamericano Obama, ma avrei preferito che vi fosse arrivato il nero, anzi il negro Obama!
Cercherò di spiegarmi meglio.
Obama è figlio di un immigrato africano di carnagione nera e di una donna bianca di nazionalità americana: pertanto egli appartiene alla schiera degli immigrati negli Stati Uniti, alla quale appartengono anche i componenti delle diverse comunità immigrate, tra le quali anche quelle italiana, ispanica, cinese, russa, ecc..
Egli è un meritevole, anzi al momento il più meritevole rappresentante degli immigrati che con la loro identità e il loro impegno hanno reso gli Stati Uniti d’America la più importante e forte nazione del mondo: la sua elezione a Presidente è veramente una rivoluzione per il suo Paese e per il mondo intero.
Ma io, per il futuro, resto in attesa di una rivoluzione ancora più grande, che, prima o poi, sono certo arriverà: quella dell’elezione a Presidente degli Stati Uniti d’America di un negro, cioè di un discendente di quegli africani che in catene sono stati portati nel Nord America ai tempi della tratta degli schiavi.
Solo allora potremmo pensare che il razzismo in America sia stato veramente sconfitto.
Per questo io ritengo che sarebbe stato molto più antirazzista e più rivoluzionario se Bruno Vespa la notte del 4 novembre avesse potuto risolvere il suo dilemma con l’annuncio: “Un negro alla Casa Bianca”!
Non per nulla, mentre su Obama copioso si è riversato il voto di comunità immigrate, come l’ispanica, oltre che dei giovani, il voto negro, invece, pare che non sia stato poi così esclusivamente e decisamente indirizzato verso di lui.
Questo non toglie nulla al valore dell’elezione di Obama: lascia, invece, ulteriori margini di progresso a questo incredibile Paese che sono gli Stati Uniti d’America.
In appendice mi si lasci affermare un altro concetto: finiamola di accostare la vicenda americana a quella italiana!
Da noi, purtroppo, non esistono politici come Barack Obama e nemmeno come John McCaine!
L’elezione di Barack Obama non rilancerà in Italia le sorti di leader come Veltroni o altri simili a lui, perché nella nostra “casta politica” è troppo infiltrato il tarlo del privilegio e del mantenimento dello status quo.
Invece, l’elezione di Barack Obama potrà anche in Italia aprire le porte a qualcosa di diverso, in cui tutti speriamo, ma che, al momento, non riusciamo ancora ad intravedere.

Andrea Volpe

martedì 4 novembre 2008

La politica: business o servizio?

La politica: business o servizio?
Mi pare veramente una bella domanda e conosco veramente bene le due risposte che sistematicamente arrivano:
- l’una sorniona e sorridente: «Ma fammi il piacere...! Non farmi ridere…Da sempre e da qualunque parte la politica è stata un affare! Ognuno si è sempre fatti i c…. suoi….»
- l’altra seriosa e scandalizzata (ma per niente convinta!): «Ma come si fa a pensare alla politica come un affare…, certo che è un servizio, uno dei più alti che si possa offrire alla società, lo dice anche il Papa…!»
Però, entrambe le categorie antropologiche delle persone, dalle quali ricevo queste risposte, hanno una cosa in comune: la volontà che non si possa e non si debba fare nulla!
Io - sarò un sognatore - invece penso che molto si dovrebbe fare, perché è proprio dalla semplice e ovvia domanda “se la politica sia un business o un servizio”, che dipende tutta l’impostazione etico-sociale dell’organizzazione della collettività e del suo “bene comune”.
Giacché sono veramente tante le cose da fare, a me piacerebbe iniziare da una che ritengo la prima da dover affrontare, cioè la moralizzazione dei guadagni di parlamentari ed affini.
Infatti, sono convinto che nell’alto livello retributivo della “casta politica” verosimilmente risieda la ragione più grave dell’imbarbarimento attuale dei costumi politici italiani.
Oggettivamente, ahinoi, da qualunque parte si guardi, la politica purtroppo non è mai caratterizzata dal servizio, ma dal business!
Non solo, ma le alte retribuzioni ai politici costituiscono la leva più forte per tenere sotto controllo i cosiddetti rappresentanti del popolo da parte del pro tempore “padrone del vapore”, riducendo, quasi ad annullarli, gli spazi di democrazia nel nostro Paese.
Un’autentica volontà riformista e un sentito impegno morale nella vita pubblica non possono che partire dal taglio drastico delle indennità parlamentari, laddove taglio drastico intendo la riduzione a un decimo dell’ammontare attuale! Solo così si potrebbe sperare un riaggancio della società politica alla società civile, grazie a livelli retributivi quantomeno compararabili tra i due ambiti, ed una conversione della “politica del business” alla “politica del servizio”.

Andrea Volpe

giovedì 9 ottobre 2008

Come dare una mano a Lombardo nell’opera di razionalizzazione dell’amministrazione regionale?

Come dare una mano a Lombardo nell’opera di razionalizzazione dell’amministrazione regionale?

Molti commentatori politici della stampa regionale si chiedono cosa faranno i parlamentari del PD in riferimento alla politica di dimagrimento e di razionalizzazione della spesa regionale, portata avanti dal Presidente Raffaele Lombardo.
Io temo che l’attesa che i parlamentari regionali del PD possano dare una mano alla campagna di razionalizzazione dell'amministrazione regionale di Lombardo andrà delusa!
Infatti, oggi, tutti i parlamentari regionali, sia di maggioranza che di opposizione, vivono dei medesimi espedienti clientelari e assistenzialistici: in questo sono assolutamente omologati tra di loro e sono portatori degli stessi interessi.
Se veramente Raffaele Lombardo vuole portare avanti un programma di risparmi e di efficienza nell'elefantiaca amministrazione regionale, deve trovare nuove sponde nell'opinione pubblica ed in un diverso personale politico.
Penso che proverà a fare questa operazione strutturando l'MPA, il partito da lui fondato, e che, come ha detto nel corso dell'Assemblea tenutasi alla Fiera del Mediterraneo martedì scorso, vuole portare ad essere il primo partito siciliano!
Rimane ai Siciliani di buona volontà e di lungimirante intelligenza impegnare in questo percorso l’attuale Governatore della Regione Sicilia e dargli, su queste basi, l’appoggio che lui stesso chiede.

Andrea Volpe

Cosa si può fare per gli ultimi?

Cosa si può fare per gli ultimi?

A Palermo si è nuovamente riaccesa l’annosa questione dei “senza tetto” e la cattedrale è di nuovo occupata, oserei dire tra l’indifferenza generale!
Mi pare che sul problema degli ultimi c'è un generale fraintendimento, a Palermo come anche nel resto d'Italia, che conduce a due prospettive divergenti: o gli ultimi vengono ignorati, se non addirittura repressi, in attesa che chi sa quale atteso progresso socio-economico porti alla loro spontanea estinzione, oppure vengono considerati come una sorta di categoria protetta ai quali è concesso poter far tutto con la solidale tolleranza dei più illuminati.
Entrambe le prospettive, sebbene divergenti, hanno paradossalmente un punto in comune, che è “il non fare nulla” a livello pratico per intervenire e risolvere la questione alla radice.
In questi giorni, in cui i potenti del pianeta sono impegnati a dare fondo alle riserve finanziarie statali per salvare i ricchi della terra (e non lo dico con disappunto, ma come uno dei compiti di chi ha la responsabilità di gestire l'economia mondiale), non si trovano amministratori di buona volontà che sappiano affrontare in modo decoroso, il problema dei poveri, che stanno sotto la propria casa, avviando soluzioni virtuose in grado di "convertire" la loro visione di vita e di fornir loro i mezzi per risollevarsi dallo stato di indigenza nel quale versano?
Lo scontatissimo adagio: «Se vedi un uomo che ha fame, non gli dare un pesce, ma insegnagli a pescare», qui è quanto mai opportuno.
Certo è più faticoso ed impegnativo insegnare a pescare rispetto ad un’occasionale elemosina, ma è risolutivo del problema e, nello specifico, più rispettoso della dignità umana.

Andrea Volpe

domenica 5 ottobre 2008

Chi oggi fa politica in Sicilia?

Ormai è il ritornello ricorrente: "Tutto è nelle mani di Lombardo"!

Nella storia isolana l'unico che abbia avuto un potere così esclusivo è stato forse Silvio Milazzo, per chi se lo ricorda, e la cosa finì male, almeno per lo stesso Milazzo!

Nemmeno Governatori come Rino Nicolosi e Salvatore Cuffaro si sono ritrovati con tale carico di potere esclusivo e di responsabilità, come quello che attualmente pende sul capo di Raffaele Lombardo.

E mentre il merito non è tutto di Raffaele Lombardo, il demerito sicuramente è tutto dei politici e della politica siciliana, che si è chiusa, a destra come a sinistra, sulla salvaguardia spicciola di questo o quell'esponente politico!

Voglio sottolineare che la mia sfiducia nei rappresentanti dell’opposizione del PD siciliano non è indiscriminata, ma mi pare che tutti sperimentiamo quotidianamente che ad esser sistematicamente nulla è la risultante della loro azione politica complessiva: mentre Antonello Cracolici denuncia che a Roma il PD siciliano non gode di alcuna considerazione, Alessandra Siragusa raccoglie le firme a supporto della linea politica di Veltroni!

E, d’altra parte, quella in Lombardo è una fiducia ben riposta? Ad essere pregiudizievoli sicuramente no!

Ma è l’unica strada politica che oggi la Sicilia si trova a percorrere.

Che si può fare?

Solamente stare col fiato addosso al Governatore Lombardo e sperare bene per il futuro dell’Isola.

Purtroppo al momento non mi pare che si possa fare altro, perché sia a destra che a sinistra nessuno è in grado di creare un’alternativa!

Andrea Volpe

venerdì 19 settembre 2008

Chi vuole il fallimento ALITALIA?

Sul caso Alitalia da alcuni mesi mi faccio la seguente domanda:
"Come mai l'Alitalia, che vola sempre ad aerei stracolmi, perde due milioni di euro al giorno, mentre altre compagnie, che volano ad aerei semivuoti, fanno profitti"?
Le risposte che mi vengono in mente sono le seguenti tre:

1) Cattiva gestione e organizzazione ed incapacità industriale.

2) Classe dipendente privilegiata con costi esorbitanti fuori mercato del lavoro (forse questo è quello che pensa Berlusconi).

3) Volontà politica di svendere Alitalia a qualcuno che può ricambiare il favore a livello politico-economico.

Mi rispondo da solo nello stesso ordine in cui mi sono posto le domande:

1) Se c'è stato e c'è un problema di cattiva gestione e organizzazione, come sicuramente è, dopo che la situazione Alitalia è sotto i riflettori dell'opinione pubblica nazionale ed internazionale, non dovrebbe essere assolutamente difficile trovare un gruppo dirigente onesto e capace in grado di riportare una sana e normale gestione dentro la nostra Compagnia di bandiera, che gli utili sicuramente li dovrebbe fare, visto che, anche in questi giorni di crisi economica e di immagine, viaggia sempre piena. Lo scrivo in modo provocatorio (ma solo fino ad un certo punto...): propongo me stesso, che sono un ingegnere avvezzo e addestrato all'ottimizzazione dei sistemi produttivi, per studiare e metter mano alla struttura industriale di Alitalia per renderla razionale e produttiva! Se le cose stessero così, sarebbe veramente facile trovare una soluzione! Purtroppo sono convinto che non è questo il climax della crisi Alitalia!

2) Se la responsabilità è dei privilegi dei dipendenti Alitalia, penso che il trauma di questa crisi, che ormai si trascina da anni, sia tale da far rinsavire i dipendenti e porre rimedio immediato alla questione. Sono state diffuse da parte dei lavoratori Alitalia voci di disponibilità ad andare a lavorare pure... gratis, in questo momento di crisi, pur di mantenere in vita l'attività dell'Alitalia e di avviare al salvataggio la nostra Compagnia di bandiera. Purtroppo nemmeno questo mi pare il nocciolo della vicenda, che anche su queste basi potrebbe avviarsi a soluzione!

3) Ahimé, la volontà politica di distruggere la Compagnia di bandiera, a favore degli...amici, mi pare l'ipotesi più probabile e quella che appare si stia continuando a perpetrare, malgrado tutto e contro gli interessi della Compagnia di bandiera, dei suoi dipendenti e di noi italiani tutti. D'altra parte questo è un meccanismo ben sperimentato nel passato nel nostro paese: cioè deprezzare per svendere-regalare....!

Se così è, non rimane che schierarsi dalla parte dei lavoratori e fare il tifo perchè l'Alitalia, che finora è stato un gioiello del made in Italy, non vada perduto per gli interessi personali dei soliti potentati economico-politici italiani!
Se fosse sincera l’affermazione del commissario Fantozzi (purtroppo gli credo poco, perché lo conosco), e cioè che “Alitalia continuerà a volare fino a che ci sono i soldi”, allora potremmo scoprire la bella sorpresa che Alitalia volerà ancora per molto tempo!


Andrea Volpe

martedì 16 settembre 2008

Il sonno degli eletti.....

“L’Assemblea Regionale Siciliana vive la vigilia del federalismo leghista come un turista alle Hawaii, in attesa delle fanciulle con le ghirlande di fiori. E’ sdraiata sui suoi privilegi, i suoi risvegli sono più rari dei poveri malati in stato vegetativo da tempo immemorabile. Per non andare in depressione quelli che ci tengono sventagliano interrogazioni e disegni di legge, sapendo che né le une né gli altri entreranno nel dibattito parlamentare”.
Riprendo queste affermazioni dalla seguente pagina di SICILIAINFORMAZIONE:

http://www.siciliainformazioni.com/giornale/politica/28949/dopo-lunga-vacanza-lassemblea-siciliana-torna-aula-allordine-giorno-nulla-quasi.htm

È veramente incredibile il sonno in cui giacciono i rappresentanti siciliani eletti… dal popolo (con gli attuali sistemi elettorali anche questo è un pietoso eufemismo....) per difendere gli interessi del popolo siciliano.
Alla tradizionale omologazione al potente di turno degli eletti di destra, oggi si affianca una speculare quiescenza degli eletti di sinistra.
Qualcuno mi sa dire quali iniziative di interesse collettivo stiano portando avanti i rappresentanti eletti alle istituzioni?
Eppure siamo in un momento delicatissimo per le nostre istituzioni, che rischiano modifiche radicali per volontà di pochi portatori di interessi che sono alternativi a quelli della nostra isola!
Noi siciliani, che non siamo stati capaci di utilizzare le grandi opportunità dello Statuto Regionale e di difenderlo, adesso rischiamo di subire una riforma costituzionale della quale non ci occupiamo!

lunedì 18 agosto 2008

Nell’attuale regime mediatico, dove televisione, giornali ed internet la fanno da padroni, esiste ancora un’opinione pubblica?

Che opinione pubblica è quella fondata sul racconto di come la pensa la maggioranza da una parte, di come la pensa la minoranza dall’altra e di quello che fa il governo?
Cioè, si può formare opinione prendendo da tre verità interessate e di parte?
E questo è il ruolo dell’informazione, cioè quello di raccontare asetticamente quello che propinano i potenti, gli unici con diritto di tribuna?
In questo modo, chi dovrebbe fare informazione, è portato a trascurare il fatto, a non analizzarlo e, in definitiva, trasmette all’opinione pubblica un’interpretazione della realtà filtrata dagli interessi della maggioranza, della minoranza e del governo.
Così l’unica opinione pubblica che si può formare è quella dettata dall’agenda del potente di turno: paradossalmente si è portati ad avere un pensiero unico proprio in nome del pluralismo e della neutralità dell’informazione!
Risultato complessivo è l’omologazione delle proposte esistenziali delle avverse parti socio-politiche e l’avanzante scomparsa di una visione di vita alternativa a quella, a sua volta ormai comune, di maggioranza ed opposizione, da tempo accomunate da una sorta d’abbraccio mediatico fondato su modelli indistinti e condivisi.
A me pare che le cose stiano così, ma sarebbe opportuno sentire altre campane….

Andrea Volpe

domenica 13 luglio 2008

La Carfagna e la via italiana al femminismo

La vicenda di Mara Carfagna, ministra delle “Pari Opportunità”, la dice lunga sullo stato di salute del movimento femminista in Italia.
È possibile che, con il fiume di fango che in questa circostanza sta scivolando sulla politica italiana, sia a destra che a sinistra l’unica levata di scudi a favore della Carfagna è sulla violazione della “privacy” e non sulla esistenza o meno dei fatti venuti alla ribalta della cronaca, rosa o politica che sia?
È perchè in questo dibattito non si sono fatte sentire le voci del femminismo italiano?
Conoscendone le prese di posizione del recente passato, l’unico silenzio assordante è quello di Veronica Lario, attuale consorte di Berlusconi. Ma l’assenza di tutte le altre voci femminili, sia nell’ambito politico che nell’ambito culturale, è assolutamente inspiegabile!
Può essere che non si alzi una voce a difesa della dignità femminile in sé, e della Carfagna se si vuole, di tono diverso dalla stereotipata accusa nei confronti della pubblicazione di colloqui privati?
Che fine hanno fatto i movimenti femministi italiani?
E queste pari opportunità sono veramente tali per le donne italiane?
Anche a sinistra, dove il PD ha imbottito di presenze femminili gli organismi di partito, non è cambiato nulla nell’indicazione delle linee politiche: infatti, anche la rappresentanza femminile politica è stata lottizzata dal gruppo dirigente, nel cui ambito le poche donne, che godono di considerazione, in buona sostanza si comportano allo stesso modo e con gli stessi criteri dei loro colleghi uomini.
E anche gli “enti morali”, che tanta voce hanno nella formazione della pubblica opinione italiana, dove sono, con chi stanno?
Spero che almeno questa vicenda, così eclatante, scuota dal torpore l’opinione pubblica italiana e che, almeno su questo BLOG, sia aperta una riflessione seria su queste vicende.

Andrea Volpe

giovedì 10 luglio 2008

È giusto concedere l''impunità a Berlusconi?

Si, mentre la "sinistra-bene" si strappa i capelli per le improvvide esternazioni di due comici, come Beppe Grillo e Sabina Guzzanti, Berlusconi e i suoi alleati, Fini e Bossi, perpetrano la più tragica operazione legislativa con valore retroattivo che un Parlamento abbia potuto mai immaginare: dare in 48 ore l'impunità a Berlusconi per crimini pregressi assolutamente estranei al ruolo politico attualmente ricoperto.
E così una sciocca nefandezza di due comici viene abilmente strumentalizzata per coprire una brutale e irreversibile nefandezza, quale è quella di demolire lo stato di diritto in Italia.
Io penso che questa sinistra deve smettere di litigare e cominciare a raccogliere subito le firme per abolire questa legge assurda, che non esiste in nessun altra nazione (l'affermazione che questa legge sia presente in Francia è una mistificazione, perchè la norma francese è diversa!).
Mi pare che un'opposizione efficace e vincente sia l'ultima possibilità di riscatto del Partito Democratico e di Veltroni, che finora hanno collezionato solo sonore sconfitte.
Speriamo bene per l'Italia,

Andrea Volpe

martedì 8 luglio 2008

Possono stare insieme Berlusconi, attricette e baciamano a Benedetto XVI?

Anche se le raccomandazioni di attricette da parte del Presidente del Consiglio Berlusconi al direttore di RAI Fiction saranno giudicate non perseguibili penalmente, sono tuttavia un indicatore scandaloso della cafonaggine con la quale vengono trattate le istituzioni della Repubblica Italiana e soprattutto esprimono l'immoralità estrema dei nostri massimi esponenti di governo.
Su questo, io penso, che le autorità ecclesiastiche, avvezze ad intervenire su tutto, dovrebbero esprimersi ed invitare Berlusconi a mostrare, almeno pubblicamente, un poco di decenza, piuttosto che riceversi il "baciamano" da parte di colui, che al pari dei "divorziati risposati comuni", dovrebbe essere considerato un pubblico peccatore (!?!), tanto più che, nel suo caso specifico, è palese l'aggravante di pratica manifesta di atti di libertinaggio.
No, secondo me la tratta delle attricette e il baciamano a Benedetto XVI non possono stare inieme!

Andrea Volpe

venerdì 4 luglio 2008

Secondo voi un politico ha diritto alla privacy?

Mi dichiaro subito ed affermo che se una persona decide di mettersi a servizio del proprio paese, entrando in politica, deve rinunciare alla sua privacy: sarebbe un piccolo sacrificio, che, però, permetterebbe ai cittadini di conoscere veramente chi si è preso l'onere di guidarli e che al politico di essere abbondantemente ricompensato dalle grandi soddisfazioni che otterebbe dall'essere a servizio della collettività!
Se, invece, come accade oggi, i primi a difendere la privacy sono i politici, allora c'è da pensare che c'è "puzza di bruciato".
Faccio l'esempio attualissimo di Berlusconi, che pare stia ordinando di mandare al macero alcune intercettazioni che riguardano intimità tra lui ed una giovane ministra del suo attuale governo.
A me pare che il diritto alla privacy agitato da Berlusconi sia una presa per i fondelli degli italiani, che così pensano di salvaguardare se stessi [che da brave persone non hanno nulla da nascondere], mentre indecorosamente copre le indegnità di un personaggio politico pubblico!
Nelle intercettazioni telefoniche tra Berlusconi e Saccà, già oggi di pobblico dominio, si intuisce facilmente che Saccà procurasse le attricette a Silvio!
Ma questo potrebbe passare come privacy, e quindi non soggetto a divulgazione, se, però, Berlusconi, da Presidente del Consiglio, non andasse poi a baciare la mano e a dialogare affettuosamente con Benedetto XVI [che, invece, su questi aspetti è pronto a condannare gli stessi cittadini che si sentono protetti dalla privacy berlusconiana!], non chiedesse alla Chiesa di ammettere alla comunione gli sposati divorziati e risposati, come lui, e se, soprattutto, non si vantasse di non essere fedele con le fidanzate....nello stesso luogo dove aveva chiesto, un attimo prima, di essere ammesso alla comunione con il Corpo di Cristo!
No, la moralità di un politico non può essere un suo personale fatto privato coperto dalla privacy!
Spero che le coscienze di tante brave persone vengano finalmente scosse e che l'inganno permanente operato da Berlusconi nei loro confronti venga sventato.
Chiedo, ancora una volta, di ricevere pareri e riflessioni su questi argomenti, che a me appaiono fondamentali.

Andrea Volpe

giovedì 3 luglio 2008

Partecipare o non partecipare alla manifestazione dell'8 luglio a Roma contro le "leggi ad hoc" pro Berlusconi?

Sta dilagando una sorta di tendenza pseudoculturale, a ragione della quale non bisogna inseguire Berlusconi, per evitare un certo cosiddetto giustizialismo.
In quest'ottica Veltroni fa il soft sui soliti colpi di mano di Berlusconi sulla giustizia e sui suoi interminabili interessi privati nell'amministrazione pubblica!
Mi pare che anche questa posizione del Partito Democratico sia il prodotto esclusivo dello stato confusionale in cui versa l'alta dirigenza di questo partito.
Io sono per partecipare alla manifestazione dell'8 luglio e per organizzare anche quella di ottobre prossimo a cura di Veltroni e del Partito Democratico!
Quello che non si capisce è che rischiamo di essere veramente agli sgoccioli della democrazia in Italia.
Speriamo bene per il futuro e soprattutto in una salvifica ispirazione di qualche mente illuminata, come Andrea Camilleri e Umberto Eco, che al momento mi pare riescono ancora ad interpretare il sentimento di smarrimento della Nazione.
Nello specifico, così si è espresso Umberto Eco in una lettera indirizzata a Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais, Pancho Pardi, promotori della manifestazione dell'8 luglio in Piazza Navona:

Cari Amici,

mentre esprimo la mia solidarietà per la vostra manifestazione, vorrei che essa servisse a ricordare a tutti due punti che si è sovente tentati di dimenticare:
1) Democrazia non significa che la maggioranza ha ragione. Significa che la maggioranza ha il diritto di governare.
2) Democrazia non significa pertanto che la minoranza ha torto. Significa che, mentre rispetta il governo della maggioranza, essa si esprime a voce alta ogni volta che pensa che la maggioranza abbia torto (o addirittura faccia cose contrarie alla legge, alla morale e ai principi stessi della democrazia), e deve farlo sempre e con la massima energia perché questo è il mandato che ha ricevuto dai cittadini. Quando la maggioranza sostiene di aver sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la democrazia.

Umberto Eco


Ecco, io mi ritrovo perfettamente in questa breve, ma intensa riflessione, e non riesco a capire la sordità di molti, non solo di sinistra!

Se possibile mi piacerebbe ricevere le vostre riflessioni in merito.


Andrea Volpe

mercoledì 18 giugno 2008

Che fare del PD Siciliano?

Visto che sono in tanti, magari con meno titoli di quanto ne abbia io, a chiedersi “Che fare del PD Siciliano”, provo anch’io a farmi la domanda e a rispondervi.
Se fossimo in una democrazia normale, dopo le reiterate sconfitte alle elezioni nazionali, regionali, provinciali e comunali, l’unica possibilità che rimarrebbe sarebbe che i vertici del PD (mi riferisco a quelli che hanno messo mogli, amici, figlie e segretari nel Parlamento nazionale) scomparissero dal Partito!
Pertanto, manterrebbero, comunque, il congruo vitalizio parlamentare che hanno estorto con le liste imposte dal “loft romano”….
Purtroppo, però, nel PD siciliano, come pure nel PD nazionale, non c'è una classe dirigente alternativa. Lo tsunami interno del metodo di formazione della classe dirigente nel PD è antecedente allo tsunami esterno della sconfitta elettorale ed ha distrutto ogni alternativa alla dirigenza attuale del PD, che si configura come una sorta di "cosca", che gestisce brandelli di poltrone istituzionali, comunque in esaurimento rapido per la sinistra.
Io penso che bisognerebbe ricominciare dai territori, mettendo insieme un'area vasta che dal centro dello schieramento vada fino alle frange della migliore tradizione socialista, liberale e cattolico-democratica.
A tal scopo buona mi era sembrata l'idea di Tabacci e Pezzotta, dopo soffocata dalle dinamiche cogenti delle leggi elettorali imposte dal Berlusconismo rampante e giosamente accolte anche da quei politici di sinistra dediti all'accattonaggio istituzionale. Perché questa idea non potrebbe essere perseguibile dentro un Partito Democratico assolutamente bisognoso di rifondarsi?
Quest'area potrebbe essere in grado di recuperare il radicamento territoriale, perso dalla sinistra attuale, ed anche dialogare con una "sinistra tradizionalista", oggi rimasta senza alcun riferimento politico istituzionale e anch'essa bisognosa di rifondarsi, uscendo da schemi nostalgici e attualizzandosi alla situazione politica contemporanea.
Comunque, l'unica cosa certa è che questa classe dirigente del PD, almeno in Sicilia, è arrivata al capolinea e deve scomparire o passare a destra con i vincitori, ai quali, ahimè, assomiglia troppo.
Paradossalmente, lo sponsor più sincero della ricostituzione di una vera opposizione in Sicilia, oggi, è il Presidente Regionale Raffaele Lombardo, che ha compreso che senza un'opposizione capace di fare la sua parte, lui stesso rimarrebbe ostaggio dei partiti che lo sostengono e che in toto soggiogherebbero qualunque iniziativa di governo dell'Isola alle proprie logiche interne.
Penso che anche il Gattopardo oggi avrebbe serie difficoltà a trovare una soluzione allo stato confusionale dell’attuale politica in Sicilia: forse che lui si iscriverebbe al Partito del Presidente Lombardo?
Certo che l'orizzonte che si profila in Italia per una sana democrazia non è dei più rassicuranti.
Mi piacerebbe che almeno sul blog si potesse aprire un dibattito libero su questi argomenti, che, ahimè, penso saranno ancora imbavagliati a livello politico-mediatico.

Andrea Volpe

Grazie!!! Ma....!

Carissime Amiche e Carissimi Amici,

Vi ringrazio per il sostegno gratuito di cui mi avete fatto dono anche in questa competizione elettorale.
Come è noto anche dalle pagine di questo blog, mi è stato proposto di candidarmi qualche giorno prima della presentazione della lista, che alle Elezioni Provinciali avviene ad appena 3 settimane dalla consultazione elettorale.
In sole 3 settimane di campagna elettorale ho raccolto nel territorio del “Collegio n. 5” 491 voti, sostenendo con la mia persona l'identità del Partito Democratico, per il resto totalmente assente per struttura territoriale e capacità organizzativa.
Nel mio Collegio non è scattato nemmeno un seggio ed in ogni caso non sarei stato io a prenderlo, perchè il più votato ha preso appena 464 voti più di me, una differenza facilmente colmabile, se avessi potuto contare sull'aiuto di una pur piccola struttura organizzata.
Al momento della candidatura appariva possibile un aiuto da parte di alcuni quadri sindacali CISL. Questo aiuto è, però, andato integralmente ad un altro candidato, che ha preso all’incirca i miei stessi voti.
Se non si vuole abbandonare chi ha preso la decisione di disperdere il voto cislino ad un giudizio di insulsaggine politica, non rimane che attribuire tale decisione a una sorta di accordo implicito con la CGIL, che sosteneva il candidato, che dopo è risultato il più votato.
Ho ricevuto il sostegno a puro titolo personale di qualche rappresentante politico, che, comunque, ringrazio, indipendentemente da ciò che ha potuto fare in una competizione elettorale per noi veramente complicata.
Oggi, essendo fuori da un regime di voto d'opinione, come una volta si chiamava, ed essendo, invece in un regime di voto clientelare, purtroppo è necessario avere dietro un sindacato o un patronato o un'associazione imprenditoriale o, comunque, una qualche “agenzia” capace di indirizzare voti in cambio di servizi resi!
Certo che l'orizzonte che si profila in Italia per una sana democrazia non è dei più rassicuranti.
Ancora grazie, con stima e simpatia,

Andrea Volpe

venerdì 23 maggio 2008

Elezioni Provinciali 2008

Carissime Amiche e Carissimi Amici,

In seguito alle pressanti richieste della dirigenza locale del Partito Democratico e alla luce degli incoraggiamenti pervenutimi da molti di Voi, mi sono deciso a candidarmi alle elezioni provinciali di Palermo del 15 e 16 giugno.

Se la Provincia è una sede amministrativa molto importante per le decisioni che riguardano tutti i servizi dell’area metropolitana, altresì sarebbe ricco di significato riuscire ad occupare uno spazio politico, in un momento nel quale l’agibilità delle pubbliche istituzioni appare sempre più impedita alla partecipazione democratica dei cittadini.

Io, ancora una volta, metto a servizio della comunità la mia persona, nella speranza che questo venga compreso ed incontri risposte positive ed attive da parte Vostra.

Gli obbiettivi da centrare sono:
- incrementare l’affidabilità della proposta politica democratica a livello territoriale locale;
- consentirmi di rappresentarVi personalmente e senza mediazioni nell’ambito dell’Amministrazione Provinciale. Per realizzare questo secondo punto è indispensabile che io riesca ad essere il più votato della lista PD, giacché al meglio scatterà un solo seggio per Collegio.
-
Il Partito Democratico mi ha candidato nel Collegio n. 5 di Palermo, che comprende la 6a Circoscrizione (quartieri CEP, Cruillas, Resuttana, S. Lorenzo) e la 7a Circoscrizione (quartieri Vergine Maria, Patti-Villagio Ruffini, Pallavicino, ZEN, Tommaso Natale-Cardillo, Sferracavallo, Partanna Mondello, Arenella). Solo i residenti in queste zone di Palermo possono esprimere la loro preferenza per me, ma tutti Voi potete contribuire a raggiungere gli obbiettivi con le iniziative che riterrete più opportune ed efficaci allo scopo.

Abbiamo di fronte solo tre settimane di campagna elettorale e chi di Voi vorrà organizzare qualcosa, per cortesia lo faccia subito.

Io rimango in fiduciosa attesa delle Vostre proposte operative, che desidero ardentemente e senza le quali so che non potremmo riuscire a realizzare nulla.

A risentirci presto, con affetto,

Andrea Volpe

lunedì 12 maggio 2008

Che fare alle prossime elezioni provinciali di Palermo?

Carissimi Amici,
Ieri mi hanno proposto di candidarmi alle elezioni provinciali di Palermo del 15 e 16 giugno prossimo nelle fila del Partito Democratico.
La Provincia è una sede amministrativa molto importante per le decisioni che riguardano tutti i servizi d’area come lo smaltimento dei rifiuti e la tipologia del loro trattamento, i trasporti nell’area metropolitana, con particolare riferimento al passante ferroviario, l’approvvigionamento idrico, la viabilità, le aree per le attività produttive, l’edilizia sociale, le iniziative per l’incremento del turismo nel nostro splendido territorio e tantissimi altri importanti servizi.
Fino a 12 ore fa, in tutta sincerità, neppure immaginavo di coinvolgermi, ma adesso alcuni insistentemente mi hanno chiesto se ancora una volta ero disponibile ad offrire alla collettività il servizio di sottopormi al giudizio elettorale.
Non ho ancora assunto nessuna decisione, anzi la mia risposta a queste sollecitazioni è ancora negativa.
Tuttavia mi riesce difficile estraniarmi dalla possibilità di essere utile alla nostra comunità, se c’è una comune convergenza di intenti.
Per questo mi sono deciso a chiedere uno per uno il parere agli amici più cari, ricorrendo anche allo strumento nuovo e potente costituito appunto da internet.
Io potrei essere candidato per il Collegio n. 5 di Palermo, che comprende la 6a Circoscrizione (quartieri CEP, Cruillas, Resuttana, S. Lorenzo) e la 7a Circoscrizione (quartieri Vergine Maria, Patti-Villagio Ruffini, Pallavicino, ZEN, Tommaso Natale-Cardillo, Sferracavallo, Partanna Mondello, Arenella) e solo i residenti in queste zone di Palermo possono esprimere la loro preferenza per me.
Ho veramente bisogno di avere il vostro parere ed eventualmente il vostro aiuto nel coinvolgere amici e parenti in questa sfida, che sinceramente aspirerei a condividere con ciascuno di voi.
Con affetto,

Andrea Volpe

martedì 6 maggio 2008

È pensabile una società separata dalla classe politica?

Siamo in un evidente crisi di disconoscimento consensuale tra società politica e società civile.
I politici operano come se la società civile non esistesse:
- si aumentano i privilegi
- moltiplicano i benefit per sé e per i loro attacchè
- eleggono parenti, amici ed amanti
- depauperano l’Italia
- fanno leggi per cui sono loro ad assegnare posti di lavoro, appalti , prebende e quant’altro sia a portata di legge…
- presto arriveranno a nominare senatori i propri cavalli, come fece Caligola, o, più modernamente, i loro cani...
- non fanno figli, perché non riescono a decidere se farli con la prima o la seconda moglie, o con qualcuna delle amanti (però sono consapevoli che non riuscirebbero a farli con qualche trans, che di tanto in tanto frequentano).

Dall’altra parte ci sono uomini e donne che vivono come possono:
- cercano di tirare a campare come meglio riescono
- pensano che il politico abbia come compito quello di fargli trovare un lavoro (…costi quel che costi…)
- disciplinatamente vanno a votare, tanto un politico vale l’altro ed è meglio votare chi la spara più grossa
- sopportano che la classe politica faccia quel che voglia senza interferire nei loro…affari
- si indignano se gli pubblicano il reddito annuo!?!, senza pensare che questo sarebbe l’unico strumento per far venire alla luce le rapine ordite dai potenti
- convivono con un’amministrazione pubblica che deliberatamente serve solo a complicare la vita e ad estorcere soldi ai cittadini
- vivono nel proprio privato, cercando di salvare se stessi ed i propri intimi
- poco male se ogni tanto ci scappa il morto per isterismo diffuso, per prepotenza, per incidente sul lavoro, per “che interessa a me che cosa fa lui..!”, ecc.
- “munnu ha statu e munnu sarà” (-mondo è stato e mondo sarà- nel senso che non cambia mai nulla) si dice in Sicilia...!
- non fanno figli, perché “in questa incertezza economica come si fa…”, ma, GUAI SE ARRIVANO GLI EXTRACOMUNITARI!


La conseguenza di questo stato di cose è che l’Italia è in una crisi culturale, che non ha mai avuto eguali.
La crisi culturale conduce subito alla crisi morale e alla crisi economica.
Siamo ormai il fanalino di coda dell’Europa occidentale (Grecia inclusa) e, se non si fa qualcosa, anche le nazioni dell’est (Slovenia, Croazia, Bulgaria, Polonia, ecc) presto ci supereranno.
Il ricordo della grande, bella e raffinata Italia rimarrà solo nei libri di storia!
Noi italiani non ci riconosciamo più, siamo un popolo di vecchi e non vogliamo più bene nemmeno a noi stessi: viviamo una profonda crisi d’identità, dalla quale non si vede modo di uscire.

Ma si può continuare così?
Dove stiamo andando?
Cosa pensiamo di fare?

Per favore, qualcuno mi smentisca e mi faccia capire che ho scritto “cazzate…..”

Andrea Volpe

martedì 15 aprile 2008

Secondo te, come è che andrà?

Mi pare importante che a caldo diamo le nostre impressioni.
Io vi dico la mia.
Secondo me l'Italia continuerà il suo lento, ma inesorabile declino, almeno per altri 10 o 15 anni, ispirandosi alle seguenti linee di vissuto esistenziale:
- intetresse privato nella pubblica gestione;
- politica come arricchimento personale;
- pubblica amministrazione a rotoli;
- decadenza materiale e biologica per scarso interesse al decoro pubblico e personale ("munnizza" e quant'altro);
- decadenza morale e spirituale;
- attaccamento al potere anche da parte delle identità spirituali;
- delinquenza e disoccupazione (queste vanno a braccetto!);
- denatalità (questo è il sintomo più devastante perchè intacca l'aspetto biologico);
- decadenza dei nostri costumi.

Non si pensi che scrivo questo perchè ha vinto "BossBerlusconi", perchè sono convinto che tutti, da Veltroni a Bertinotti, abbiamo fatto qualcosa per regalargli l'Italia!
Il fatto è che noi italiani non ci vogliamo bene, siamo un'etnia in crisi e cerchiamo le briciole di coloro che, da destra a sinistra, hanno l'arroganza di prevaricare il prossimo.
Penso che bisogna saper andare in apnea e aspettare tempi migliori, non tanto per i nostri figli, ma, se finisce bene, per i nostri nipoti.
Spes ultima dea reliquit mortales all'apertura del mitico "vaso di Pandora"! Ma, per fortuna, noi siciliani diciamo anche: "Finchè c'è vita, c'è speranza"!.
Mi auguro che non siate pessimisti come me!
Arrivederci,

Andea Volpe

domenica 6 aprile 2008

10 punti per una società capace di includere i più deboli



Riporto di seguito una proposta in 10 punti elaborata dal Jesuit Social Network per le prossime elezioni.

Da: http://www.jsn.it

In: http://www.andreavolpe.net/Varia/Jesuit/Jesuit.htm

ELEZIONI 2008: COSA CHIEDIAMO, COME VALUTEREMO

10 punti per una società capace di includere i più deboli

Chi siamo. Siamo gesuiti e laici che, in Italia, da decenni lavoriamo, ispirandoci alla pedagogia ignaziana, nell’ambito del sociale, al servizio di fasce di popolazione che, nel nostro Paese, vivono il disagio e l’esclusione. Insieme, dal 2004 abbiamo dato vita al Jesuit Social Network - JSN, non solo per coordinare i nostri servizi a livello nazionale, ma anche per dare maggior peso all’impegno di far ascoltare la voce di coloro con cui camminiamo con le nostre associazioni, i nostri centri di formazione e di ascolto, i nostri gruppi, le nostre cooperative.
Perché sentiamo la necessità di esprimerci pubblicamente in occasione di queste elezioni. È sotto gli occhi di tutti che l’attuale sistema elettorale ha prodotto
una diminuzione del potere di voto dei cittadini, che da sempre era considerato
il diritto minimo irrinunciabile per la partecipazione degli stessi all’orientamento democratico della vita pubblica del Paese.
Secondo noi, però, questa situazione non è ascrivibile solo dall’attuale legge elettorale, bensì ad una grave crisi di democrazia sostanziale, dovuta al prevalere di logiche legate a interessi privati o di parte, rispetto al bene comune e ai principi e ai valori sanciti dalla nostra Carta Costituzionale. Manca, in altre parole, una visione etica della politica.
In questo contesto, il nostro intervento intende aprire il varco per uno spazio di democrazia dal basso, mirando a dare voce alle esigenze di convivenza civile e di giustizia sociale che individuiamo come prioritarie, dal punto di vista delle persone
che incontriamo e delle situazioni di disagio e di esclusione che ne segnano
l’esistenza e la dignità, personale e sociale.
Queste esigenze – nell’orizzonte di un nuovo welfare centrato sulla persona debole
e sulla comunità civile inclusiva - non ci accontenteremo di enunciarle, ma le
consideriamo gli strumenti con cui valuteremo i programmi che i vari schieramenti presenterannon in campagna elettorale, le persone che li attueranno o rifiuteranno
d’attuarle nel corso della legislatura e i modi con cui opereranno. Valutazione che non ci limiteremo a fare teoricamente, ma che tradurremo in azioni e denunce concrete e circostanziate, utilizzando tutti i canali di cui disponiamo.

Le questioni di fondo prioritarie

1. La questione morale. Condizione indispensabile per ogni agire politico tendente al
bene comune è la correttezza morale delle persone e dell’agire dei partiti politici. Ma crediamo che la moralità non si riduca all’esibizione di una fedina penale pulita sul piano personale (che pure riteniamo irrinunciabile); essa implica una visione della politica come servizio e la scelta di non utilizzarla per interessi personali, di parte o di partito.
La scelta dei candidati, perciò, non deve riguardare solo l’individuazione di persone che non hanno carichi pendenti, ma di cittadini che, al di fuori del carrierismo politico, possano chiaramente rispondere agli elettori e esser pronti a dimettersi quando si sentono chiamati a scelte immorali, o contrarie ai diritti dei più deboli.

2. Presenza mafiosa pervasiva. Questione meridionale, e non solo. Il Mezzogiorno,
in particolare, è nella morsa delle organizzazioni criminali organizzate che condizionano, con la loro presenza pervasiva, istituzioni, comunità civile, nonché
l’economia, nelle sue realtà nazionali e locali (pizzo, usura, monopolio di alcuni mercati).
Le fasce più fragili e deboli della società sono l’area in cui le mafie reclutano e rendono capillare la loro presenza sul territorio (per es. tossicodipendenza, contrabbando, prostituzione, sfruttamento del lavoro minorile, ecc.), in particolare nelle “periferie” delle nostre città più complesse e disagiate, che richiedono la ricostruzione di un tessuto morale, relazionale, civile, urbanistico.
L’intreccio tra criminalità organizzata, politica, affari/imprese è problema nazionale, che va oltre il Mezzogiorno e il Paese, come più volte evidenziato dalle indagini della Magistratura, della Commissione Parlamentare Antimafia, da inchieste giornalistiche e saggi.
Ma preoccupanti sono i livelli internazionali dei grandi business a cui mira, con arricchimenti enormi e, quindi, con consolidamenti e condizionamenti di poteri.
D’altra parte, si constatano ogni giorno le devastanti conseguenze di questo stato di
fatto: i cittadini più deboli sono vessati, troppo spesso, da una doppia pesante esclusione: quella delle Istituzioni e quella del contro-Stato malavitoso e organizzato.

3. La politica finanziaria e difesa dei beni comuni. Priorità assoluta, dal nostro
punto di vista, è il modo con cui vengono determinate le scelte della politica finanziaria.
Non possiamo assistere in silenzio al martellante affermarsi d’una cultura individualistica, anche in campo economico (cfr l’insistenza sulla riduzione della pressione fiscale), che descrive la libertà economica in termini di libertà dagli altri. Vera libertà, anche in campo economico, è non quella che esclude: è una libertà che è per la Vita di tutti.
In secondo luogo, le priorità di spesa devono essere orientate agli ambiti che favoriscano la dignità della vita di tutti: è inammissibile, per es., privilegiare e incentivare le spese militari della Difesa a scapito della spesa per settori, quali l’istruzione, le politiche sociali, il lavoro, la sanità, per i quali si compiono persino tagli.
Infine, insieme alla lotta all’evasione fiscale, riteniamo che sia doveroso lottare contro le forme di spreco che derivano dall’assenteismo, particolarmente gravoso, nella pubblica amministrazione.
Salvaguardia dei beni comuni (per es. l’acqua).
Valuteremo le scelte normative e le azioni chiare e concrete per la loro difesa dall'attacco di chi li tratta come merce e settore di speculazioni finanziarie, rendendoli non accessibili alle fasce sociali più deboli.

4. Il lavoro. La crescita degli impieghi temporanei e del business degli intermediari ha modificato la cultura del lavoro; è stato scelto un approccio che schiaccia la persona a funzione dell’economia. L’esito di questo orientamento, però, non riguarda solo la dimensione economica di chi lavora, contribuisce inoltre a generare sfiducia soprattutto in coloro che, affacciandosi al mondo del lavoro, sperimentano prima la frustrazione di tempi lunghi di disoccupazione e quindi la precarietà; in particolare nelle aree più deprivate economicamente del Paese. Le nuove generazioni, non potendo guardare al futuro in prospettiva, finiscono per vivere la precarietà come dimensione esistenziale complessiva.
Ma la precarietà ormai sta toccando anche coloro che sono già inseriti nel mondo del
lavoro. Non solo a causa della mobilità e della flessibilità – che paiono leggi ineluttabili dell’economia e che il più delle volte sono solo funzionali al profitto. La precarietà, anche per loro, sta diventando conseguenza di una condizione salariale sempre meno capace di sostenere il minimo vitale delle famiglie. E diventa sempre più precaria la stessa vita di chi lavora, col moltiplicarsi delle morti bianche e del numero enorme di invalidi per incidenti sul lavoro, nel contesto di un mercato che, in nome della competitività,
rende la sicurezza una specie di peso mal sopportabile, per una concorrenza che chiede ritmi frenetici e condizioni disumane.
Riteniamo, allora, che la persona del lavoratore debba riassumere centralità, nelle scelte di politica economica: combattendo seriamente la disoccupazione e il lavoro nero; ponendo limiti chiari al lavoro precario, alla flessibilità e alla mobilità; svolgendo una seria attività di prevenzione e di controllo nell’ambito della sicurezza; e garantendo un’incisiva politica mirante alla crescita del potere d’acquisto degli stipendi, dei salari e delle pensioni.

5. I giovani e l’istruzione. Disorientamento, mancanza di senso e sfiducia nel futuro
caratterizzano sempre più gli adolescenti e i giovani. La Scuola e l’Università, rispetto all’urgenza e alla portata dei problemi, appaiono poco capaci di dare risposte adeguate.
Di fronte a tale situazione, riteniamo punti irrinunciabili: una seria e obbligatoria formazione permanente dei dirigenti, degli insegnanti e del collaboratori; l’eliminazione degli sprechi legati ad aleatori corsi di aggiornamento e a progetti e iniziative varie, che spesso servono solo a favorire chi dovrebbe proporli.
Diciamo, inoltre, un no radicale alla logica della competitività, che trasforma le scuole – il cui fine dovrebbe essere il servizio culturale e formativo dei giovani - in aziende concorrenti tra loro e soggette a logiche di mercato, mentre si assiste al venir meno di un serio ed effettivo impegno formativo.
Prendiamo atto che recenti riforme hanno condotto ad un abbassamento della qualità
degli studi e al rafforzamento di una falsa idea della meritocrazia, che premia ingiustamente chi parte già in vantaggio e non aiuta gli ultimi e svantaggiati. Chiediamo un impegno supplementare a favore di questi ultimi, in particolare nei casi di estrema povertà culturale del contesto sociale in cui la scuola opera.
Rifiutando qualsiasi approccio “ideologico”, constatiamo gli effetti di politiche che hanno favorito in modo indiscriminato le scuole private (fatte salve significative singole realtà di qualità), che squalificano il processo formativo, avvantaggiando chi ha fatto dell’area scolastica spazio di affari. Chiediamo pertanto una chiara e non equivoca ridefinizione del ruolo della scuola pubblica in rapporto a quella privata, che rispetti in pieno il dettato costituzionale.
Per i giovani diplomati, laureati, specializzati e in cerca di lavoro, riteniamo fondamentale che sia ridotto il più possibile, con opportune iniziative di tirocinio retribuito, il sentimento di frustrazione dovuto alla lunga attesa per l’ingresso nel mondo del lavoro.

6. L’immigrazione. La questione degli immigrati non può continuare a essere affrontata solo a partire dalla loro incidenza nella vita economica del Paese (né tanto meno come un tema inerente alla sicurezza). Percepiamo sempre più chiaramente che così si favorisce – direttamente o meno – un montante razzismo, ipocritamente velato da paure e da una presunta concorrenza in campo lavorativo.
Riteniamo che legiferare in questa materia deve mostrare chiaramente che l’arrivo degli immigrati – oltre che una ineluttabile realtà storica – è anche un forte richiamo, per tutti, alla comune responsabilità per il diritto a una vita dignitosa per tutti gli abitanti del nostro mondo. Ed è anche un’occasione per un’intelligente politica di dialogo interculturale e interetnico, che favorisca la costruzione di ponti tra i popoli, nel rispetto dei diritti/doveri di cittadinanza garantiti dalla nostra Costituzione, dai Trattati europei e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Inoltre, poiché ormai l’Italia è diventato a pieno titolo un Paese d’immigrazione, è necessario andar oltre alle legislazioni d’emergenza e di contrasto (verso cui si rivolge lamaggior parte degli investimenti), per individuare percorsi miranti all’ integrazione e alla convivenza tra stranieri e con gli italiani.
In questo quadro il nostro Paese – che, partecipando al G8, contribuisce all’andamento dell’economia mondiale – deve attivarsi per una politica economica internazionale che, favorendo lo sviluppo delle economie locali, consenta il rallentamento della fuga delle persone dai loro Paesi. Allo stesso tempo riteniamo che il nostro Paese debba affrontare definitivamente il problema dei Centri di Permanenza Temporanea, che troppo spesso si sono dimostrati luoghi e strumenti di diminuzione dei diritti umani.
Sottolineiamo infine con forza che non è ulteriormente procrastinabile una legislazione che affronti la questione dei rifugiati: non è più sopportabile che persone richiedenti asilo corrano il rischio di essere rimpatriati in Paesi ove subiranno limitazioni della libertà, o addirittura la tortura e la morte.

7. Giustizia e carceri. Siamo coscienti che un problema di fondo, rispetto al superamento della fase di detenzione negli istituti di pena, è rimuovere le cause sociali della sofferenza e del dolore dei carcerati e delle loro famiglie. A causa dell’elevata percentuale sulla popolazione carceraria, il nostro focus è sulla “detenzione sociale”, composta da tossicodipendenti, immigrati, soggetti non integrati e in condizioni critiche (come malati di mente, senza fissa dimora, poveri senza alcuna risorsa). Hanno tutti in comune la precarietà della loro condizione, che non si cerca però di rimuovere; e certo non aprendo ad essi il carcere, nel quale quella condizione non può che peggiorare, diventando definitiva.
Riteniamo necessario avviare un percorso dal penale al sociale contro la dinamica opposta, nella consapevolezza che il riconoscimento dei diritti dei reclusi e il recupero della finalizzazione riabilitativa della pena, presuppongono necessariamente il contenimento dell'area della detenzione sociale (che è circa i due terzi della popolazione carceraria totale) e del crescente aumento della popolazione carceraria che ne deriva.
La crescita della detenzione sociale, la non risposta della penalizzazione in situazioni che hanno bisogno invece di maggiore attenzione e cura sociale, richiedono urgentemente un profondo ridimensionamento dell'area della penalità nelle materie che concorrono a formare quest’area, aprendola nel modo più efficace possibile alle misure alternative alla detenzione.
Più l'intervento sociale si arricchisce e dà risposte adeguate ai problemi e più l'area della penalità si può ridurre e contenere. I problemi sociali sono complessi e hanno bisogno di risposte che tengano conto di questa complessità: la risposta penale è elementare e brutale e, in effetti, una non-risposta.
La modifica della normativa penale sugli stupefacenti, e una revisione profonda della
legislazione sull’immigrazione, sono i passaggi che la politica deve affrontare con la massima tempestività, se si vuole evitare che la carcerazione sia la risposta alla precarietà sociale da parte di un sistema non più capace di fare a meno della supplenza del sistema penale.

8. Le povertà estreme e le nuove povertà. L’esasperazione della competitività, gli
sprechi di denaro pubblico e la crescente tendenza all’esclusione sociale rendono
sempre più gravi le condizioni di vita degli ultimi e determinano il formarsi di nuove povertà, economiche ed esistenziali: lavoratori e pensionati che non arrivano alla quarta settimana, anziani soli e abbandonati, disoccupati, inoccupati, lavoratori in nero, senza fissa dimora…
Nessuna politica rispettosa della persona umana può prescindere da salari, pensioni,
sussidi e strumenti che consentano a tutti una vita dignitosa. Un segno credibile in
questa direzione sarebbe una sostanziale riduzione di stipendi e compensi aggiuntivi
nel settore pubblico, inaccettabili a fronte di tante situazioni di difficoltà e sofferenza; ma riteniamo che anche le risorse recuperate dalla lotta contro l’evasione fiscale debbano contribuire a far diminuire le ingiuste ineguaglianze tra i cittadini.

9. La Sanità. Anche in questo campo riteniamo che sia inaccettabile la riduzione delle attività riguardanti la salute dei cittadini a logiche mercantili e aziendali. Più che mai in questo settore, la centralità della persona, nella condizione di malato, è valore irrinunciabile. Si va sempre più, invece, verso una privatizzazione della sanità, a scapito delle strutture pubbliche, che di fatto esclude soprattutto i cittadini più poveri.
Riteniamo che occorra perseguire, investendo risorse adeguate nella sanità pubblica, la centralità del diritto alla salute di tutti, da salvaguardare e assicurare con livelli qualitativi paritari in primo luogo per coloro che non hanno risorse economiche. Così come riteniamo che vada difesa la sanità pubblica dagli attacchi mediatici di quanti hanno interessi a pubblicizzarne le sole fragilità, per orientare l’utenza al privato.

10. La comunicazione sociale. Il declino politico, economico, sociale e culturale del
nostro Paese richiede risposte anche da parte dei mezzi di comunicazione sociale,
ambito in cui si giocano interessi crescenti, orientamenti, informazione libera. I media, soprattutto se pubblici, devono essere al servizio del bene comune, della democrazia, della giustizia sociale. È preoccupante l’esclusione della voce dei poveri e di coloro che vivono il disagio dell’amplificazione mediatica, consolidando
un’informazione/comunicazione narcotizzante rispetto ai reali problemi dei cittadini e formatrice di una sub-cultura consumista e qualunquista che tradisce i principi della nostra carta costituzionale e non promuove il consolidamento relazionale e di
trasmissione oggettiva del pensiero nel tessuto sociale, a presidio della crescita umana e culturale del nostro popolo.
Valuteremo nei prossimi giorni i programmi delle persone e dei soggetti politici che sipresentano al voto del prossimo 13-14 aprile, con particolare attenzione alle risposte concrete ai punti evidenziati, espressione concreta della nostra attività sociale quotidiana, nel “farci prossimo” alle donne e agli uomini colpiti da vecchie e nuove povertà, da vecchie e nuove esclusioni, da vecchie e nuove ingiustizie.
Con lo stesso spirito positivo di partecipazione, non ci esimeremo dal sottolineare le scelte politiche rispondenti alle istanze di questo documento.

Roma, 25 Marzo 2008
Jesuit Social Network - JSN
Via degli Astalli, 16 - 00186 Roma
Web: www.jsn.it
E-mail: info@jsn.it

Gli Enti membri del Jesuit Social Network – Italia
Ass. Animazione Quartiere Scampia – Napoli
Ass. Centro Astalli – Roma
Ass. Centro Astalli – Palermo
Ass. Centro Astalli – Catania
Ass. Centro Poggeschi – Bologna
Ass. Comunità Emmanuel – Lecce
Ass. Comunità di Vita Cristiana – Reggio Calabria
Ass. Figli in Famiglia – Napoli
Ass. “Fe y Alegria” - Roma
Ass. Ghihon onlus – Lecce
Ass. “Il Mulino” – Casole (FI)
Ass. Comunità Maranà-tha – Bologna
Ass. Sesta Opera San Fedele – Milano
Centro Animazione Missionaria – Napoli
Comunità Padri Gesuiti – Tirana (Albania)
Consultorio Centro La Famiglia – Napoli
Coop. Sociale “Dai Crocicchi” – Bologna
Coop. Sociale “Nuova Siloe” – Lecce
Fondazione Centro Astalli - Roma
Fondazione Culturale San Fedele – Milano
Fondazione MAGIS – Roma
Fondazione S. Ignazio – Trento
Fondazione San Marcellino – Genova
Istituto di Formazione Politica “Pedro Arrupe” – Palermo
Mov. Lega Missionaria Studenti – Roma
Scuola per Assistenti Sociali “F. S. D’Alcontres” – Modica (RG)


A risentirci,

Andrea Volpe

venerdì 28 marzo 2008

Qual'è il giusto rapporto tra fede e politica?

Quale è il giusto rapporto tra fede e politica?
La domanda nasce perché ho visto che il post “Tu per chi voti” (rintracciabile al fondo di tutti i post di questo blog) è inesorabilmente, e per certi aspetti giustamente, slittato sulla Legge 194 relativa all’interruzione volontaria della gravidanza.
Giacché ho capito che questo argomento è molto sentito, allora mi pare corretto creare un post specifico sulla questione del rapporto fede e politica, nel cui ambito tutti possiamo esprimerci, senza i limiti di una scelta elettorale.
E dal momento che non voglio tirarmi indietro dal dare un parere su questo spinoso ed antico problema, io per primo espongo il mio pensiero nella speranza, forse un po’ vana per la sensibilità dell’argomento, di non ricevere troppe critiche e invettive.
Comincio con l’affermare che i cattolici, come facenti parti del corpo sociale della nazione, hanno il diritto e l’obbligo di contribuire attivamente alla formazione delle leggi dello stato in forza dei loro convincimenti sociali, politici ed anche religiosi.
Mi trovo assolutamente d’accordo con Benedetto XVI, quando afferma che i cattolici devono assumersi le loro responsabilità in politica, fondandosi anche sulle loro convinzioni religiose.
Infatti, il cristiano opera nel mondo alla luce del suo credo religioso, che in ambito etico si rifà alla “legge naturale”, cioè al progetto divino inscritto nella creazione.
Tuttavia il cristiano vive in uno stato laico, nel cui ambito sono normative le cosiddette leggi positive, cioè quelle approvate dalla rappresentanza parlamentare, che esprime la volontà della maggioranza delle donne e degli uomini della nazione.
È anche bene non dimenticare che per noi cristiani la prospettiva secolare è addirittura presente nel noto detto di Gesù: «Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»(Mt 22,21b) e che quindi, di per sé, non può essere scartata da una visione religiosa esclusivista di ogni altra prospettiva, come avviene negli stati confessionali, cioè, per esempio, in diversi stati musulmani o, soprattutto in passato, anche in molti stati di ispirazione cristiana.
Ma allora che fare se legge positiva, generata dalla maggioranza parlamentare della nazione, e “legge naturale”, che il cristiano riconosce valida per cultura e per fede, entrano in rotta di collisione?
Certamente, giacché il cristiano è pure un cittadino, ha l’obbligo di contribuire alla formazione della maggioranza nella società dove vive. Se, però, nell’economia democratica di uno stato si viene a strutturare e ad essere vigente una legge positiva che confligge con la “legge naturale”, il cristiano non può che accettarne l’esistenza, anche se a livello personale non se ne avvale.
Tanto per comprendersi immediatamente, una facile esemplificazione è costituita dalla legge sul divorzio: i cristiani non praticano il divorzio, ma non possono impedire che altri vi ricorrano, qualora questa sia legge dello Stato.
Lo stesso vale per le norme relative alla fecondazione assistita, all’aborto o per quelle in discussione relative alla ricerca sulle cellule embrionali.
Questo è il mio punto di vista, che mi piacerebbe confrontare con quello di tanti altri.

Andrea Volpe

Che BLOG vuoi?

Che BLOG vuoi?
E' solo da ieri che ho attivato questo BLOG, come un altro spazio di dibattito democratico, e mi pare che diversi amici lo stiano trovando utile, almeno a leggere gli interventi di qualità, che via via vanno prendendo corpo nelle risposte ai vari "post".
Chiedo agli amici se posso migliorare qualcosa nel BLOG o se vogliono contribuire direttamente immettendo o consigliandomi qualche nuovo argomento.
Abbracci,

Andrea Volpe

Si può essere orgogliosi di essere spazzini?

Si può essere orgogliosi di essere spazzini?
In Spagna, una nazione che sta tornando ad essere dominante in Europa e nel mondo, lo sono!
Basta andare in una città spagnola per vedere con quale ostentazione e con quale compiacimento gli spazzini e le spazzine si adoperano per tenere puliti i luoghi e gli ambienti.
Ricordo che qualche mese fa ho incontrato una matura signora italiana, che aveva fatto fortuna commerciando in Spagna, che, quasi con stizza ed invidia insieme, mi parlava della "mania della pulizia" degli spagnoli!
Può sembrare esagerato, ma secondo me bisogna partire da qui per mettere un tassello significativo per la comprensione delle ragioni della rapida ascesa della Spagna nella scalata al club delle nazioni più ricche al mondo.
La pulizia è un indice culturale: il suo mantenimento deve essere vissuto come un dato essenziale della vita e non scaricato a lavoratori di basso rango.
Non sto chiedendo all'apprezzabile categoria degli spazzini nostrani di lavorare meglio e di più; sto, invece, chiedendo a tutti quanti noi, palermitani, siciliani e italiani, di considerare in una luce diversa e corretta il lavoro essenziale degli operatori ecologici.
Ma si è visto nei recenti fatti della Campania in che modo la mancanza di igiene pubblica si travasi direttamente, senza alcuna mediazione, in crisi economica, etica, sociale e politica!
Si può essere orgogliosi di essere spazzini?
Per quanto mi riguarda la risposta deve essere sì, se si vuole che anche l'Italia inverta la tendenza, dopo anni di decadenza economica e sociale. E per far questo è richiesto il coinvolgimento di tutti, nessuno escluso!

Andrea Volpe

giovedì 27 marzo 2008

A quali condizioni accetteresti un inceneritore di rifiuti a Bellolampo?

A quali condizioni potresti accettare la costruzione di un inceneritore di rifiuti solidi urbani su Montecuccio in località Bellolampo di Palermo?
Al piacere di leggerti,

Andrea

Come si fa ad eliminare il precariato senza crearne altro?

Come si fa ad eliminare il precariato senza crearne altro?
Parrebbe facile, se il sistema politico non si alimentasse di precariato!
Mi riferisco, si è capito, al sistema clientelare, che è il metodo di costituire bacini elettorali al momento più in voga!
Lo chiedo soprattutto ai precari, che giustamente sono le prime vittime di questo assurdo sistema e che per questo hanno ben ragione di essere incazzati e depressi allo stesso tempo.
Parliamone,

Andrea

Che pensi della tassa d'ingresso a Palermo?

Tra pochi giorni dovrebbe entrare in vigore la tassa di circolazione imposta dall'Amministrazione Comunale a Palermo.
Di questa tassa ancora non c'è una sufficiente diffusione informativa.
Quel che è certo è che sarà una tassa, perchè obbligherà tutti i palermitani a pagarla per potersi muovere a Palermo.
Che pensi della tassa d'ingresso a Palermo?

Andrea

Quanto è importante la pulizia della Città?

La pulizia della propria Città è un optional o un'esigenza irrinunciabile?
La pulizia è solo un dato esteriore o un atteggiamento mentale?
Quale danno produce all'economia una città sporca?
Parliamone!

Andrea

Sei favorevole o contrario al Ponte sullo Stretto di Messina?

Sei favorevole o contrario alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina?
Che cosa ti piace del ponte e che cosa ti dispiace?
Quali sono le alternative al Ponte che ti piacerebbe venissero realizzate?
Mettiamo insieme i nostri pareri e le nostre proposte.

Andrea

Tu per chi voti?

Mi piacerebbe fare un personalissimo test elettorale almeno tra gli amici che visitano questo blog.
E' sufficiente rilasciare una dichiarazione di voto, se possibile argomentata e motivata.
Spero che ne venga fuori una bella discussione!
Saluti,

Andrea Volpe