mercoledì 18 giugno 2008

Che fare del PD Siciliano?

Visto che sono in tanti, magari con meno titoli di quanto ne abbia io, a chiedersi “Che fare del PD Siciliano”, provo anch’io a farmi la domanda e a rispondervi.
Se fossimo in una democrazia normale, dopo le reiterate sconfitte alle elezioni nazionali, regionali, provinciali e comunali, l’unica possibilità che rimarrebbe sarebbe che i vertici del PD (mi riferisco a quelli che hanno messo mogli, amici, figlie e segretari nel Parlamento nazionale) scomparissero dal Partito!
Pertanto, manterrebbero, comunque, il congruo vitalizio parlamentare che hanno estorto con le liste imposte dal “loft romano”….
Purtroppo, però, nel PD siciliano, come pure nel PD nazionale, non c'è una classe dirigente alternativa. Lo tsunami interno del metodo di formazione della classe dirigente nel PD è antecedente allo tsunami esterno della sconfitta elettorale ed ha distrutto ogni alternativa alla dirigenza attuale del PD, che si configura come una sorta di "cosca", che gestisce brandelli di poltrone istituzionali, comunque in esaurimento rapido per la sinistra.
Io penso che bisognerebbe ricominciare dai territori, mettendo insieme un'area vasta che dal centro dello schieramento vada fino alle frange della migliore tradizione socialista, liberale e cattolico-democratica.
A tal scopo buona mi era sembrata l'idea di Tabacci e Pezzotta, dopo soffocata dalle dinamiche cogenti delle leggi elettorali imposte dal Berlusconismo rampante e giosamente accolte anche da quei politici di sinistra dediti all'accattonaggio istituzionale. Perché questa idea non potrebbe essere perseguibile dentro un Partito Democratico assolutamente bisognoso di rifondarsi?
Quest'area potrebbe essere in grado di recuperare il radicamento territoriale, perso dalla sinistra attuale, ed anche dialogare con una "sinistra tradizionalista", oggi rimasta senza alcun riferimento politico istituzionale e anch'essa bisognosa di rifondarsi, uscendo da schemi nostalgici e attualizzandosi alla situazione politica contemporanea.
Comunque, l'unica cosa certa è che questa classe dirigente del PD, almeno in Sicilia, è arrivata al capolinea e deve scomparire o passare a destra con i vincitori, ai quali, ahimè, assomiglia troppo.
Paradossalmente, lo sponsor più sincero della ricostituzione di una vera opposizione in Sicilia, oggi, è il Presidente Regionale Raffaele Lombardo, che ha compreso che senza un'opposizione capace di fare la sua parte, lui stesso rimarrebbe ostaggio dei partiti che lo sostengono e che in toto soggiogherebbero qualunque iniziativa di governo dell'Isola alle proprie logiche interne.
Penso che anche il Gattopardo oggi avrebbe serie difficoltà a trovare una soluzione allo stato confusionale dell’attuale politica in Sicilia: forse che lui si iscriverebbe al Partito del Presidente Lombardo?
Certo che l'orizzonte che si profila in Italia per una sana democrazia non è dei più rassicuranti.
Mi piacerebbe che almeno sul blog si potesse aprire un dibattito libero su questi argomenti, che, ahimè, penso saranno ancora imbavagliati a livello politico-mediatico.

Andrea Volpe

1 commento:

Pippo La Barba ha detto...

E' difficile dire quello che si deve fare. Un fatto è certo: forze come il PD, che si pongono obiettivi ambiziosi di cambiamento, non possono fare la stessa politica del centrodestra, perchè l'elettore preferirà sempre l'originale all'imitazione.
Ma ci rendiamo conto che l'astensionismo questa volta ha toccato punte altissime nelle zone bene di Palermo dove c'è sempre stato un orientamento verso i partiti della sinistra o del centro, mentre questa volta la gente si è astenuta massicciamente? Come vogliono questi dirigenti lungimiranti acquisire il voto d'opinione se nion fanno nulla per scrollarsi di dosso questa patina grigia di abulia e di insensibilità politica? Non si rendono conto che così consegneranno al centrodestra per decenni questa città e questa regione? Ci vuole un sussulto e un senso d'amor proprio per non scomparire.